In Francia l’associazione Actif VTC (NCC attivi) vuole lanciare una class action contro Uber per far riconoscere gli autisti come dipendenti. Per poter presentare centinaia di casi davanti allo stesso tribunale, Activ VTC ha indetto una raccolta fondi con lo scopo di raccogliere 5000 euro, ma soprattutto per mobilizzare l’opinione pubblica e incoraggiare gli autisti a difendersi, perchè rischiano di essere radiati da Uber e perdere la loro fonte di reddito quotidiano. Uber ha deciso di abbassare le tariffe del 20% per incrementare la concorrenza nei confronti dei taxi. Uber sostiene che il ribasso dei prezzi porti automaticamente ad un incremento delle corse. Fatto che manterrebbe invariato il volume d’affari. Ma la verità è un’altra. Gli autisti sono costretti ad aumentare il numero delle ore di lavoro per mantenere il loro reddito. E inoltre sempre più autisti si affacciano al mercato grazie al recruiting attrattivo di Uber che promette un’attività interessante e lucrativa.
La stessa esperienza si è già verificata in molte città degli Stati Uniti e ora si ripete anche in Europa.
Dovrebbe far riflettere quanti anche in Italia lavorano per Uber. Lo schiavismo 2.0 è già presente anche da noi.
Articolo completo “Uber, c’est de l’esclavagisme 2.0”